I testi dei loro brani utilizzano espressioni gergali, umorismo di scuola milanese e nonsense, passando dal calembour a sfondo sessuale e nelle prime fasi al turpiloquio.
La parola calembour indica un particolare gioco di parole, basato sull'omofonia di parole che si scrivono in maniera identica o simile ma hanno significato diverso.
Così come in altre opere surrealiste, viene adottato un calembour visivo, mentre viene messa in risalto l'incongruenza e l'impraticabilità della combinazione tazza/pelliccia.